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Andrea Cimatti – Mostra al Palazzo Comunale di Ascoli Piceno

I calanchi,1989 140 x 70 cm, olio su tela, 1989

Dal 28 novembre al 7 dicembre 1992 presso la Sala dei Mercatori al Palazzo Comunale di Ascoli Piceno  con il patrocinio dell’assessorato alla cultura di Ascoli Piceno, APT e UTEAP si è tenuta la mostra personale del pittore faentino Andrea Cimatti.

Presentazione Stefano Papetti dal catalogo della mostra

II singolare percorso formativo di Andrea Cimatti, caratterizzato da un’educazione di impronta internazionale acquisita durante gli anni trascorsi tra l’Inghilterra, l’America e l’Italia, sembra aver trovato in questi ultimi mesi passati in Romagna un approdo felice, a lungo cercato e finalmente raggiunto. Valorizzando quanto appreso nelle più dinamiche realtà artistiche straniere, mettendo a frutto anche i risultati acquisiti nel corso di un’esaltante esperienza didattica che l’ha posto a confronto con le urgenze creative di bambini ed adolescenti inglesi, il giovane pittore si è imposto un periodo di riflessione che l’ha condotto a formulare un proprio stile pittorico, caratteristico e riconoscibile.

II paesaggio ha sempre rappresentato uno dei soggetti favoriti da Cimatti, sin dai primi cimenti artistici esposti in Inghilterra; il mutare dei cieli nuvolosi sotto l’incalzare dei venti, il maestoso ergersi di alberi monumentali dai rami contorti, il quieto distendersi di verdi vallate rispecchiano uno spirito attento alla riproduzione diligente degli elementi naturali, secondo uno stile caro ai paesaggisti inglesi del Settecento, da Gainsborough a Constable.

Dopo essere rientrato in Italia, ritrovato a Faenza un ambiente familiare ed accogliente, Andrea Cimatti si è lasciato sedurre dalla bellezza delle colline romagnole; muovendosi lungo le dorsali ora dolci ora più impervie, armato di pennelli, colori e tele, il pittore ha colto gli scorci più suggestivi, i panorami più poetici. Rispetto ai paesaggi inglesi, non appaiono mutati soltanto i colori, la luce e le specie vegetali, ma nelle tele più recenti risulta più complessa anche la rielaborazione cui l’artista sottopone la realtà visiva.

Uno spirito razionale sembra regolare lo scorrere dei piani, l’ordinato disporsi dei filari di viti e degli alberi da frutta che punteggiano le verdi distese e le le brune zolle mosse dall’aratro.

In questa natura ordinata secondo regole «classiche», appaiono però di frequente le fratture profonde dei calanchi dagli orli taglienti, ferite inguaribili che sottraggono inesorabilmente il terreno al contadino che s’è industriato per secoli a coltivarlo. Sembrerebbe dunque sin troppo facile rintracciare i valori simbolici connessi alle visioni che Cimatti ci propone con uno stile nitido e tecnicamente corretto. Più sottile ed intrigante appare invece la simbologia celata nella «Raccolta», una tela che, anche a ragione delle sue dimensioni, riunisce e compendia i pensieri più recenti del pittore. II contrasto fra le figure attive e sedentarie allude al dissidio, quanto mai attuale, fra pensiero e prassi; il comparire dell’acqua, dell’aria, della terra e del fuoco allude ai quattro elementi primordiali; la salita di chi raccoglie la frutta simboleggia il desiderio di elevazione spirituale.

Tutto è reso con una misura neo rinascimentale che dimostra la cultura figurativa del pittore, nel segno di un «ritorno all’ordine» che fa ben sperare quanti paventano l’irrazionale operare di tanti giovani artisti.

– Stefano Papetti


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